Non è un paese per vecchi.


Con circolare n.87 del 17/07/2020 l’INPS comunica di aver deciso lo Switch-off del PIN Inps in favore del Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID). Questo significa in pratica che dal 1° ottobre 2020 non verranno rilasciati nuovi PIN come credenziali per l’accesso ai servizi dell’Istituto.
Rimarranno validi i PIN già rilasciati e potranno essere rinnovati alla scadenza fino alla fine del periodo transitorio (in data da decidere).
INPS ricorda di aver “implementato, fin dal 2012, una politica di piena telematizzazione delle domande di servizio, diventando la prima Amministrazione pubblica a rendere disponibile sul web l’intera gamma dei servizi agli utenti”.

Non ci sono dubbi sul fatto che l’amministrazione pubblica italiana abbia un grande bisogno di informatizzare i suoi servizi e debba diventare più efficiente; se ne parla da decine di anni, ma poco è stato fatto, soprattutto nel campo dell’unificazione dei data-center e delle basi dati, ad esempio per non chiedere ai cittadini informazioni di cui l’amministrazione pubblica già dispone.

È curioso però che il settore in cui sono stati fatti passi aventi più rapidamente sia l’INPS, che notoriamente ha fra i suoi utenti i pensionati che non sono certo fra i più esperti nell’uso dei servizi telematici.

Già dal 2012 i pensionati hanno cominciato ad avere difficoltà per ottenere la Certificazione Unica (tramite web, numero verde o CAF), ed è diventato impossibile a chi non ha un computer vedere i cedolini delle pensioni.

Comunque, facendosi rilasciare il PIN da un ufficio INPS, il pensionato poteva farsi aiutare da qualche amico o parente.

Il passaggio a SPID rende ora quasi impossibile questo aiuto.

La procedura per ottenere lo SPID è complessa e richiede necessariamente un indirizzo email che molti pensionati non hanno. Una volta ottenuto lo SPID, poi, l’uso è estremamente macchinoso.
Ad esempio, per entrare da un PC nel sito INPS i passi da fare sono questi:

  1. Selezionare “Entra con SPID” e scegliere nella lista il proprio Provider
    (chissà perché, l’ordine della lista è sempre diverso).
  2. Immettere Userid e Password di accesso ai servizi del Provider.
  3. Aprire ora lo smartphone ed entrare nell’app specifica del Provider.
  4. Immettere il codice di sblocco dell’app.
  5. Generare un OTP (one time password) che nel nostro caso è un numero di 8 cifre e ricopiarlo dallo smartphone alla pagina del pc (provider).
  6. Confermare che vogliamo fornire i nostri dati all’INPS (ogni volta).

È evidente che molti pensionati sono tagliati completamente fuori da un sistema del genere che richiede necessariamente un indirizzo email e uno smartphone. Ovviamente diventa anche impossibile aiutare amici e colleghi ad utilizzare i servizi INPS con una procedura di questo tipo.

Sarà quindi obbligatorio per gli utenti che non hanno questi strumenti rivolgersi ad un Patronato o ad un Caf (anche i sindacati devono pur vivere).

È da notare che nella circolare citata viene detto esplicitamente “Tuttavia, il PIN dispositivo sarà mantenuto per gli utenti che non possono avere accesso alle credenziali SPID, come ad esempio i minori di diciotto anni o i soggetti extracomunitari, e per i soli servizi loro dedicati.”.
Senza fare polemiche politiche, è comunque evidente che all’INPS qualcuno ha pensato ai soggetti più “deboli”, minori ed extracomunitari, ma non è stato minimamente sfiorato dall’idea che anche fra i pensionati ci siano soggetti “deboli”.

Ma l’INPS non è un caso isolato.

Chi è pensionato di una banca del Gruppo Intesa Sanpaolo ed è iscritto al Fondo Sanitario Integrativo ha visto evoluzioni del genere: da ottobre 2019, con l’avvio del nuovo “portale” del fondo, in caso di smarrimento password non è più possibile il recupero tramite SMS ma solo tramite email.
Tutti i pensionati che non hanno una email sono quindi tagliati fuori e non possono scaricare le certificazioni necessarie alla dichiarazione dei redditi e verificare lo stato di avanzamento delle pratiche.

Quest’anno, ad esempio, il Fondo avrebbe dovuto inviare via posta ordinaria i due documenti necessari per la compilazione del 730 a tutti coloro che non hanno effettuato accessi al sito nell'ultimo anno. A quanto ci risulta, la gran parte degli utenti ha ricevuto la certificazione dei rimborsi ricevuti ma non quella dei contributi versati.


È triste dover constatare che tutte le innovazioni, anche se necessarie, non tengono conto di questa parte più debole della popolazione italiana che viene sempre di più tagliata fuori.

Viene spontaneo quindi pensare che questo non è un paese per vecchi.

Peccato che questo non sia neppure un paese per giovani, che fuggono all’estero per avere qualche prospettiva di carriera e non hanno alcun aiuto per creare una famiglia e avere dei figli.

Ma questa è un'altra storia …

Padova, 25 luglio 2020


Associazione Pensionati Cassa di Risparmio del Veneto

Pierluigi Callegarin